Chirurgie e cure naturali: la storia di Ulisse

Ulisse è un cagnolino meticcio di due anni: viene portato in clinica per una serie di sintomi come vomito, inappetenza e stanchezza. Durante la visita la Dott.ssa Ciavattini evidenzia dolorabilità addominale e l’esame del sangue rileva una lieve disidratazione e alterazione di una transaminasi del fegato.

La terapia medica che iniziamo subito normalizza nel giro di qualche giorno questi parametri. Purtroppo però Ulisse non mangia più, passano giorni in cui non tocca cibo, inizialmente rimane vitale e attivo poi, piano piano, si abbatte e diventa stanco, apatico. Da un lato, grazie alla terapia farmacologica, i dati di laboratorio si normalizzano, dall’altro la clinica peggiora (come spesso accade). Abbiamo bisogno di un’analisi più accurata che identifichi la causa.

L’ecografia addominale e la chirurgia

Eseguiamo pertanto un’ecografia addominale che ci riporta un’alterazione intestinale importante. L’intestino tenue invece di avere un aspetto lineare, si presenta, ecograficamente, a fisarmonica. Sembra una maglia stesa su di uno stendino, che si accartoccia lungo il filo che la sostiene. Tale risultato ci fa pensare alla presenza di un corpo estraneo lineare: un filo? un laccio? una corda?

Comunichiamo il risultato ai proprietari e decidiamo di operare immediatamente Ulisse. Nello stomaco troviamo una matassa di spago per salsicce, con una parte della matassa che entrava nel duodeno, che è la prima parte del piccolo intestino. Sullo spago agivano due forze contrapposte: una teneva lo spago nello stomaco, l’altra lo voleva far progredire grazie alla peristalsi continua dell’intestino. Il risultato? Trasformare il filo in una sega che longitudinalmente stava tagliando l’intestino, già aperto di 10-15 cm.

Dopo tale evidenza il dott. Pesaresi provvede ad estrarre la parte di filo, tagliare la parte di intestino lacerata e riattaccare così i due monconi risultanti. Nel giro di qualche giorno Ulisse torna a mangiare e, per la gioia di tutti, viene rimandato a casa. Il giorno della rimozione dei punti (7 giorni post chirurgia) ci accorgiamo che dalla ferita chirurgica geme pus. Prolunghiamo pertanto la terapia antiobiotica: ciò, però, non risolve la situazione anche se Ulisse non mostra segni di malessere.

Decidiamo di controllare chirurgicamente la ferita e in quell’occasione eseguiamo un tampone per capire quale batterio sta dando problemi e quale antibiotico possa eliminarlo.
Le risposte sono drammatiche: il batterio selezionato fa parte della flora microbica normale del cane! Probabilmente proveniva dalla rottura intestinale risolta: purtroppo nessun antibiotico comune può eliminare tale situazione ma solo antibiotici con probabili gravi effetti collaterali.

Grazie alla pulizia chirurgica la ferita risulta asciutta e di bell’aspetto ma su di Ulisse pende una spada di Damocle non indifferente: se il batterio c’era, di sicuro ci sarà e tornerà a breve a dare problemi. Pertanto decidiamo di sospendere gli antibiotici somministrati visto che il batterio si è dimostrato resistente a quelle molecole.

La cura naturale

Il dott. Pesaresi opta per trattare la ferita neoformata e che geme pus (nel frattempo in modo meno evidente) con infiltrazioni di miele di acacia, iniettandola all’interno dell’ascesso. In pochi giorni rileviamo che la ferita si chiude e non geme più.
Nulla di sorprendente: il miele e lo zucchero sono potenti antibatterici e determinano una potente rigenerazione tissutale.

Il caso clinico ci insegna molte cose: innanzitutto la sintomatologia manifestata dai nostri pazienti non sempre va di pari passo con la reale gravità della situazione; inoltre le evidenze mediche devono essere supportate da esami di approfondimento diagnostico poiché solo la visita clinica non basta ad avere un quadro completo.
In questo caso non la radiologia ma l’ecografia ha mostrato il problema e indicato la via da seguire. Infine, ed è il punto saliente: evitare, quando possibile, l’uso di antibiotici o comunque usarli con parsimonia e cautela soprattutto dopo aver eseguito un antibiogramma che identifichi il germe e l’antibiotico da utilizzare.
Noi esseri umani assieme ai nostri amici animali per i prossimi anni non avremo nuovi antibiotici a disposizione: ciò significa che i batteri saranno potenzialmente più pericolosi e potranno sviluppare resistenze multiple alle varie molecole, come il germe isolato da Ulisse.
Usare dei farmaci naturali utili allo scopo può evitare che tali resistenze si moltiplichino.

Come è accaduto al nostro Ulisse che, dopo le sue peregrinazioni, finalmente è tornato a casa dai suoi amati padroni salvato sì dalla chirurgia ma anche dalla dolcezza del…miele